Quando in un museo ci troviamo di fronte a dei tubi al neon molto spesso stiamo osservando un’opera di Dan Flavin. È il 1963 quando Dan Flavin usa per la prima volta questo materiale per l’opera “Diagonal of May 25”. Da quel momento il neon tornerà in quasi tutti i suoi lavori. Flavin è affascinato dagli oggetti prodotti industrialmente, ma a interessarlo è soprattutto la luce e la sua capacità di ridefinire tutto ciò che le sta intorno. La luce rende il tubo invisibile: da oggetto concreto diventa visione spirituale. Materiale o immateriale? Fisico o evanescente? Finito o infinito? Sono questi paradossi che rendono le opere di Dan Flavin misteriosamente affascinanti.
Quando in un museo ci troviamo di fronte a dei tubi al neon molto spesso stiamo osservando un’opera di Dan Flavin. È il 1963 quando Dan Flavin usa per la prima volta questo materiale per l’opera “Diagonal of May 25”. Da quel momento il neon tornerà in quasi tutti i suoi lavori. Flavin è affascinato dagli oggetti prodotti industrialmente, ma a interessarlo è soprattutto la luce e la sua capacità di ridefinire tutto ciò che le sta intorno. La luce rende il tubo invisibile: da oggetto concreto diventa visione spirituale. Materiale o immateriale? Fisico o evanescente? Finito o infinito? Sono questi paradossi che rendono le opere di Dan Flavin misteriosamente affascinanti.